Spesso il significato della lettera supplementare è poco conosciuto, malinteso ed erroneamente interpretato. Non comprendere la differenza tra componente ed apparecchiatura o il pensare che un certificato con la “X” finale sia una sorta di certificato di serie B e che il prodotto a cui si riferisce abbia forti limitazioni d’uso è oggi del tutto anacronistico.
di Andrea Battauz, R&D Project Engineer di Cortem Group
Secondo la direttiva ATEX, un dispositivo elettrico di categoria 2 dev'essere accompagnato da quello che nel mercato delle apparecchiature viene generalmente definito "il certificato ATEX". Il nome corretto di questo documento emesso dall'organismo notificato è "certificato di esame UE del tipo".
Come indicato in figura, ogni certificato di esame UE di tipo è indicato da un codice identificativo composto da:
Spesso il significato della lettera supplementare è poco conosciuto, malinteso ed erroneamente interpretato. Cerchiamo di approfondirne e chiarirne il senso.
Iniziamo a spiegare il significato della lettera supplementare “U”.
La Direttiva ATEX si applica sia ad “apparecchi” che a “componenti”.
Ritroviamo le seguenti definizioni:
La stessa Direttiva richiede poi che un dispositivo elettrico di categoria due sia dotato di certificato di esame UE di tipo emesso da un Organismo Notificato. Questo documento è anch’esso di due tipologie e segue la medesima distinzione, di apparecchiatura e di componente. Il certificato di componente riporta la lettera supplementare “U” e segnala che il dispositivo certificato non ha una funzione autonoma e, quindi, dovrà essere parte di una costruzione Ex il cui certificato di apparecchiatura ne permetterà l'utilizzo.
Gli stessi concetti qui riportati dalla direttiva Atex sono in realtà presenti anche nel corpo normativo, nello specifico nella EN 60079-0 [4].
La lettera supplementare “X” indica che informazioni essenziali all’installazione e all’uso del dispositivo sono indicate all’interno del certificato. Normalmente questo tipo di prescrizioni sono elencate nel manuale d’uso e manutenzione ma, in questo caso, riconoscendone una maggiore importanza, vengono riportate anche nel certificato Atex.
Per citare alcuni esempi di richiesta del simbolo “X” nel certificato, possiamo riportare: il caso in cui la temperatura ambiente dell’apparecchiatura non sia riportata in marcatura e sia diversa da -20°..+40° [5] o quando è richiesto che la zona di installazione dell’apparecchiatura sia a basso rischio meccanico [6].
Oltre ai casi sopra riportati o ad altri che, oggettivamente, richiedono un’attenzione particolare, negli ultimi anni l’uso del simbolo “X” è piuttosto inflazionato. Gli Organismi Notificati lo richiedono anche per dare indicazioni piuttosto basiche sulla manutenzione e sulla installazione del prodotto come, ad esempio, il fatto che i giunti a prova di esplosione non debbano essere riparati in una costruzione antideflagrante o che sia obbligatorio usare pressacavi IP66 in un’apparecchiatura marcata IP66. È chiaro che, con queste premesse, qualunque dispositivo a prova di esplosione o con un IP66 richiede la “X” nel certificato.
Alla luce di questa tendenza, è fuori luogo il sentito dire comune che vuole il certificato con la “X” finale accompagnarsi a forti limitazioni d’uso per l’apparecchiatura.
Spesso e volentieri il venditore o chi acquista cerca genericamente un prodotto con "certificato ATEX" senza conoscere in maniera approfondita la normativa vigente.
Non comprendere la differenza tra componente ed apparecchiatura o il pensare che un certificato con la “X” finale sia una sorta di certificato di serie B è oggi del tutto anacronistico.
La normativa evolve, è auspicabile che i tecnici ed i professionisti di settore si aggiornino e, per fare questo, attingano dalle fonti più attendibili: le norme e le direttive.
Norme di riferimento e bibliografia
[1] Le due lettere non sono mai usate assieme | IEC 60079-0:2017 par. 29.10 g)
[2] Direttiva 2014/34/UE Articolo 2 | 1)
[3] Direttiva 2014/34/UE Articolo 2 | 3)
[4] EN IEC 60079-0:2018 3.36 e 3.37 (Si noti che la presenza degli stessi concetti nella normativa IEC 60079-0 li rende validi anche all’interno dello schema IECEx)
[5] IEC 60079-0 Ed.7 5.1.1