Abbiamo ricevuto numerose richieste da lettori di questa newsletter riguardo al fatto che apparecchiature “Ex d”, “Ex e”, “Ex p”, “Ex o”,...
Abbiamo ricevuto numerose richieste da lettori di questa newsletter riguardo al fatto che apparecchiature “Ex d”, “Ex e”, “Ex p”, “Ex o”, “Ex q” non possono essere utilizzate in Zona 0. Vediamo pertanto di capire quali sono i limiti nomativi e le motivazioni di queste scelte che, come vedremo, dovrebbero essere riconsiderate.
È opinione generale che il livello di sicurezza dei modi di protezione “Ex d”, “Ex e”, “Ex p”, “Ex o”, “Ex q” non sia abbastanza alto rispetto alla probabilità che una miscela esplosiva sia presente in Zona 0. Come sappiamo, la classificazione delle aree in Europa e anche secondo gli standard IEC è un fatto statistico, che compara la media delle ore di presenza della miscela esplosiva nel corso di un anno e il livello di protezione delle apparecchiature.
Si definisce Zona 0 per i gas, vapori e nebbie, un’area nella quale la presenza della miscela esplosiva è superiore alle 100 ore/anno.
Se andiamo a leggere le newsletter dei mesi precedenti vedremo che sono considerate Zona 0, ad esempio, l’interno di serbatoi, dove la presenza di gas e, quindi, di miscela esplosiva è presente continuamente nel corso dell’anno.
Secondo la Norma IEC 60079-14 (EN 60079-14) soltanto i modi di protezione “Ex ia” ed “Ex ma” hanno un livello di sicurezza sufficiente per essere usate in Zona 0. Altrimenti, talvolta è accettata una combinazione di due tipi indipendenti di protezione (es. custodia “Ex d” con circuiti “Ex ib” all’interno) che assieme garantiscano un livello di sicurezza sufficiente per la Zona 0.
Tuttavia, in America settentrionale, seguendo gli standard NFPA 70 Art. 500 NEC, nell'ambito del sistema di divisione, non c'è differenza nell’equivalente delle Zona 0 e 1 europee, avendo lo standard americano soltanto due divisioni secondo uno schema che potremmo semplificare in questo modo:
Le apparecchiature costruite per la Zona 1 IEC possono essere utilizzate nella Divisione 1 che, come si può vedere dalla tabella, ricomprende anche la Zona 0 europea. Soltanto per un riferimento storico, possiamo ricordare che negli anni '60 anche IEC aveva solo 2 zone non 3.
È bene tenere presente che i concetti di sicurezza attualmente ancora in uso, sui quali si fondano i principi della divisione delle aree pericolose e i modi di protezione, si basano sulle ricerche, le prove e i test che sono stati sviluppati circa 50 anni fa. Tali ricerche si basavano su quelle che erano le tecniche di costruzione, controllo della produzione e livelli di qualità in quel momento.
Oggi le apparecchiature possono essere prodotte molto meglio di 50 anni fa, quindi con un livello di sicurezza molto più alto. In linea di principio, molti modi di protezione concepiti per la Zona 1 potrebbero essere utilizzati anche in Zona 0. Questo approccio, però, non è accettato o addirittura considerato nelle norme emesse dal Comitato Tecnico TC31 dell’IEC.
È opinione abbastanza diffusa che i requisiti per le apparecchiature che esistono oggi nelle normative tecniche, dovrebbero essere rivalutati alla luce della tecnologia attuale e vedremmo che anche apparecchiature costruite secondo modi di protezione che oggi non sono ammessi in Zona 0, con opportuni requisiti aggiuntivi, potrebbe essere assolutamente sicure.