Ogni dispositivo che deve essere installato in zona classificata ATEX deve avere un certo livello di protezione, indicato in normativa con l’acronimo EPL (Equipment protection Level). Il livello di protezione viene ottenuto applicando delle normative tecniche che definiscono i modi di protezione. Esistono molti modi di protezione, alcuni hanno un’origine storica, altri sono di più recente introduzione...
di Andrea Battauz, R&D Project Engineer di Cortem Group
Ogni dispositivo che deve essere installato in zona classificata ATEX deve avere un certo livello di protezione, indicato in normativa con l’acronimo EPL (Equipment protection Level).
Il livello di protezione viene ottenuto applicando delle normative tecniche che definiscono i modi di protezione.
La conoscenza approfondita dei modi di protezione è appannaggio dei costruttori di dispositivi e degli enti notificati che sono chiamati a verificarne i requisiti. Tuttavia, la comprensione di alcuni aspetti dei modi di protezione è una prerogativa essenziale per una corretta installazione, iniziamo quindi, con questo, una serie di articoli dedicata a comprendere le basi fondamentali dei modi di protezione nei loro requisiti più spiccatamente impiantistici.
Per una maggiore chiarezza espositiva, restringeremo il campo di applicazione ai dispositivi elettrici a normativa ATEX, negli impianti di superficie con il rischio di presenza di atmosfera esplosiva dovuta ad una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas o vapore. [1]
La serie normativa di riferimento per i dispositivi elettrici a normativa ATEX è la EN 60079.
È utile sapere che, attualmente, il processo normativo è strutturato con lo sviluppo ed il rilascio delle norme in ambito internazionale IECEX. In seguito, il CENELEC rilascia la versione per il mercato europeo IEC>EN. Il processo si conclude con il rilascio della versione nazionale che in Italia è licenziata dal CEI, EN>CEI EN. [2]
In ambito nazionale la norma può essere integrata dalle cosiddette condizioni speciali nazionali, tra queste alcune famose riguardano particolari tipi di filettature presenti in specifiche nazioni europee.
Nel prosieguo, quindi, parlando di novità introdotte a livello normativo, ci riferiremo alla normativa IECEX, sottintendendo il successivo recepimento in ambito europeo e nazionale.
Esistono molti modi di protezione, alcuni hanno un’origine storica, altri sono di più recente introduzione, nella tabella 1 possiamo apprezzarne le varie tipologie.
Si comprende quindi la varietà dei modi di protezione e la necessità di circoscriverli a quelli di uso più comune. Se l’apparecchio riportasse in targhetta o nel libretto d’uso un modo di protezione diverso, la normativa specifica andrebbe approfondita in maniera più mirata.
A questo proposito nella figura 2 mettiamo in luce dove è indicato il modo di protezione nella targhetta.
Tabella 1 EPL, modo di protezione e norma di riferimento
Quali sono dunque i modi di protezione più usati? Nel sito ufficiale della IECEX [4] è possibile effettuare ricerche sui certificati emessi per apparecchi ed aventi lo status attivo. Si evince che i tre modi Ex-i, Ex-d, ed Ex-e sono utilizzati in una percentuale superiore al 90% per l’EPL Gb. Un posto di rilevo spetta poi al modo di protezione Ex-n nell’ EPL Gc.
In Tabella 2 riportiamo i modi di protezione più utilizzati con l’EPL relativo e la normativa di riferimento.
Il processo normativo introduce continuamente novità, alcune di esse vanno conosciute per non incorrere in fraintendimenti. A questo proposito accenniamo alla recente introduzione di nuovi livelli di protezione in singoli modi di protezione. Nei modi di protezione Ex-d ed Ex-e con le ultime versioni delle norme IEC 60079-1 e IEC 60079-7 sono stati introdotte le sigle equivalenti Ex-db ed Ex-eb esclusive dell’EPL Gb.
Ex-d diventa Ex-db
Ex-e diventa Ex-eb
Inoltre, alcuni modi di protezione di EPL Gc, che in passato erano contenuti nella IEC 60079-15, sono stati spostati nelle nuove edizioni delle norme di tipo Ex-d, Ex-e andando a costituire delle forme depotenziate di questi modi di protezione destinati alla Zona 2.
In tabella 3 il prospetto di questa riallocazione.
Da qui la possibilità di ritrovare nella marcatura i modi di protezione Ex-ec, Ex-dc al posto degli Ex-nA ed Ex-nC (quest’ultima marcatura continuerà ad esistere per dispositivi diversi dai dispositivi di interruzione in cella chiusa).
Tabella 3: Riallocazione dal modo di protezione Ex-n ai modi Ex-d ed Ex-e
L’indicazione sul modo di protezione si trova subito dopo la scritta Ex.
Nel riquadro rosso di Figura 3 vi è riportato un esempio.
Lo sviluppo normativo ha portato all’introduzione di nuovi modi di protezione e la suddivisione di alcuni di essi in livelli di protezione diversi. È stato possibile svolgere una selezione basata sui certificati attivi in sede IECEX riducendo ai quattro principali modi di protezione Ex-d, Ex-e, Ex-i ed Ex-n la materia oggetto dell’approfondimento ATEX.
Note, norme di riferimento e bibliografia
[1] DIRETTIVA 2014 34 UE - ALLEGATO 1
La direttiva ATEX 2014 34 UE opera una prima distinzione tra apparecchiature per impianti in miniera e apparecchiature per impianti di superficie. In quest’ultimo ambito divide poi le atmosfere esplosive dovute a gas, vapori o nebbie infiammabili da quelle dovute alle polveri. Nell’articolo non parliamo di “nebbie” in quanto sono escluse dall’applicazione della CEI EN 60079-14.
[2]IECEX (International Electrotechnical Commission System for Certification to Standards Relating to Equipment for Use in Explosive Atmospheres) è la sezione della IEC dedicata alle atmosfere esplosive, il CENELEC è il Comitato Europeo di Normazione Elettrotecnica, il CEI è il Comitato Elettrotecnico Italiano
[3]La lista completa è presente nella EN/IEC 60079-14
[4]Non disponiamo di questo dato per le apparecchiature ATEX ma, considerando che molte apparecchiature ATEX hanno anche la certificazione IECEX, il dato è significativo
[5]SITO UFFICIALE IECEX https://www.iecex-certs.com/#/search